Nuovi modi di lavorare: spunti di riflessione su tacchi 12.
Il 17 giugno, a Milano, è un giorno dedicato alle donne: una serata dedicata all’imprenditoria femminile e alle nuove opportunità lavorative in due location diverse.
La rete al femmine Milano si presenta al padiglione Italia di Expo per spiegare come sta cambiando l’approccio del lavoro di molte donne libere professioniste e freelance. Un nuovo modo di lavorare, aiutato e supportato dai social network, dove emerge la voglia di sostenersi vicendevolmente, di ritrovarsi quotidianamente nella piazza virtuale creata grazie ai gruppi di Facebook, senza però eliminare la voglia di incontrarsi e conoscersi di persona. Obbiettivo: fare sinergia.
La stessa sera, in centro, all’Hotel dei Cavalieri, io e Laura Scevola partecipiamo invece ad una roundtable organizzata da PWA association.
L’evento inizia alle ore 18 e io confesso che mentre si fanno le registrazioni mi “perdo” ad ammirare la “sfilata” di tacchi 12 di circa 250 donne…viva la femminilità!
Dunque tacchi alti e vestiti fighissimi (si può scrivere??).
Io,e Laura, sfatte dal viaggio in treno e dallo shopping compulsivo 🙂
Il tema è lo Smart working inteso come utilizzo della flessibilità per riorganizzare il lavoro in modo più efficace ed efficiente.
Sono sconvolta quando vengono riportati i dati riferiti al lavoro in Germania. I tedeschi sono più produttivi di noi del 40 per cento lavorando il 40 per cento in meno!!???
Mi piaceva qui condividere con voi alcuni spunti di riflessione che mi sono portata a casa da questa piacevole serata.
Innanzitutto la carica emotiva e professionale dell’AssessorA al benessere di Milano Chiara Bisconti, profonda sostenitrice del cambiamento attraverso il progetto che ha presentato al Comune di Milano del “lavoro agile”, obiettivo: avere più tempo di qualità e contemporaneamente ridurre lo stress.
Interventi, poi, di “storie d’impresa”, di esperienze vissute di smart working e delle sue diverse interpretazioni.
In Coca Cola, ad esempio, i dipendenti lavorano dal 2012 un giorno alla settimana da casa.
Ma come si fa a conciliare questa flessibilità con la paura della riduzione della produttività?
Sembra che, in effetti anche sul campo, quando le persone sono più “libere” tendano ad essere anche più “responsabili”, quindi anche il management è contento.
Star, (si, quella dei brodi, del dado e, come sottolinea Matteo Melchiorri HR – unico uomo in sala, con moglie e due figlie gemelle – , produttrice del Saikebon) dopo una mega ristrutturazione, è una azienda senza più scrivanie “assegnate”, dove ciascun dipendente sceglie ogni giorno dove sedersi e chi avere vicino, dei grandi open space con degli spazi comuni. Un grande coworking, quindi, senza, all’apparenza struttura gerarchica.
E poi si è parlato di come gestire l’arrivo dei millennials (non sapevo nemmeno che esistessero), ossia gli attuali quindicenni che si affacceranno a breve al mondo del lavoro. Nuovi modi di comunicare, nuovi modi di vedere la community.
Questo è quindi quello che emerge dalla analisi di cosa sta succedendo all’interno delle aziende. Ma, alla fine, io penso, questo “nuovo” modo di lavorare è qualcosa di assolutamente normale per una libera professionista o una freelance (parlo al femminile perchè il focus e l’obbiettivo è una miglior conciliazione tra vita privata e lavoro, in particolar modo nelle donne).
Quante di noi lavorano durante il giorno, e poi magari, dopo aver giocato con i propri figli e preparato la cena, riprendono a lavorare “da casa” una volta messa a dormire la prole?
Quante di noi lavorano utilizzando gli smartphone per fare le call con i propri clienti o fornitori, quante lavorano da casa, in tuta o in ciabatte?
Allora, alla fine, questo smart working è un po’ mettere insieme Casa + Bottega, in maniera strutturata e organizzata, prendendo anche un po’ esempio da chi, come noi, lo fa già da tempo.
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