02 Mag 2016

Storie d’amore con il fisco: intervista a Sara Ronzoni, generatrice di passioni

 

[Mi è sempre piaciuto parlare con le persone, anche appena conosciute, sapere come vivono, cosa pensano ed immedesimarmi nelle loro esistenze. Vivo sempre cercando di trovare il lato positivo delle esperienze e cercando di imparare dalle vite degli altri.

E’ per questo che ho deciso di intervistare delle donne libere professioniste che stanno facendo insieme a me Boutique Business, il percorso ideato da Gioia Gottini per sviluppare il proprio business.

Ho deciso di intervistarle per capire come vivono (o hanno vissuto) il loro rapporto con il fisco. Per capire quali sono state o quali sono le loro più grandi paure e quali sono invece le loro conquiste e soddisfazioni.

“Un anno di vita è sempre qualcosa di compiuto. Accadono spesso fatti negativi che mai si ripeteranno uguali. Ma, nel corso della nostra esistenza, quegli stessi fatti che ci hanno ferito, o solo fatto un po’ soffrire, potranno tornare a ripetersi sotto altre forme, in altre situazioni, e se la prima volta abbiamo saputo affrontarli ci faranno soffrire di meno.” – Luisa May Alcott – Piccole Donne]

 

1. Come ti chiami?

Sara Ronzoni

2. Che lavoro fai?

Il mio progetto si chiama Opere Geniali e io mi definisco una Generatrice di Passioni: aiuto cioè le persone a coltivare le proprie passioni, scoprire i propri talenti e la propria unicità, riscoprendo la creatività e il suo potere magico.

Lavoro con persone che vogliono conoscere ed esprimere il proprio potenziale, acquisire sicurezza e realizzare le proprie idee per trasformarle in idee geniali e vivere meglio, in armonia con se stessi e con la propria vera natura.

3. Hai una partita iva? Se si, da quanto tempo?

Sì, dal 2009. ho iniziato subito a lavorare come freelance, appena uscita dall’università.

4. Mi racconti qualcosa del tuo rapporto con il fisco? Che tipo di storia è?

Subito dopo l’università ho iniziato a lavorare come creativa freelance e in meno di un anno ho dovuto aprire la partita iva perché superavo il limite delle collaborazioni occasionali con ritenuta d’acconto.

Aprire la partita iva è stato un attimo, ma poi è sempre stato un rapporto un po’ di paura e di timore perché penso sempre di non sapere qualcosa o di fare qualche errore. La paura poi di pagare quegli errori, molto più in grande, dopo anni, è tanta. Non c’è mai un riscontro immediato e sono sempre nella modalità: speriamo vada tutto bene!

Dopo i primi 3 anni ho cambiato commercialista perché non mi sentivo per nulla seguita e mi sembrava tutto un po’ troppo confusionario, non avevo mai spiegazioni precise. Con il nuovo commercialista mi trovo molto meglio, ho un rapporto umano oltre che professionale ed è sempre disponibile se ho bisogno di informazioni. Oggi non ci sono più lavori “standard” e anche il commercialista deve rispondere a nuove esigenze di lavori ibridi, molto spesso che hanno a che fare con il web o con progetti un po’ complicati.

Personalmente dopo 7 anni di attività come libera professionista sento che lo stato non aiuti per niente i giovani a crescere e anche se faccio diversi lavori, sembra non essere mai abbastanza per riuscire a pagare le tasse e poter vivere serenamente. Non mi sembra ci sia davvero la voglia di incentivare i giovani a mettersi in proprio e far crescere il proprio piccolo business. Nonostante questo, io continuo ad insistere ed andare controcorrente.

Credo troppo in quello che faccio per metterlo da parte.

5. Quali sono state o quali sono i tuoi più grandi traguardi o soddisfazioni raggiunte?

I primi anni lavoravo come grafica e come consulente creativa per le aziende. Per un paio di anni sono riuscita a lavorare a pieno regime e raggiungere quasi il tetto massimo consentito dal mio regime fiscale (regime dei minimi). Lì ho sentito di aver realizzato il mio obiettivo, le cose andavano davvero bene.

Purtroppo gli anni dopo ho pagato le conseguenze di quei bei guadagni e quando ho scelto di investire su di me e impostare diversamente il mio lavoro, è stata dura. Sono però contenta di non aver mollato e di non aver ascoltato tutte le persone che mi dicevano “ma chi te lo fa fare, cercati un lavoro con uno stipendio”.

Ho capito che per me, la libertà è molto più importante dello stipendio.

Ora il mio obiettivo è lavorare per avere libertà e stipendio, con grandi risultati!

6. Quali sono o quali sono state le tue più grandi paure? Come le hai risolte?

Intanto ho capito negli anni che, anche se il commercialista fa il suo lavoro, sono io a dovermi “prendere cura” del mio business. All’inizio pensavo di poter delegare tutto a lui e in qualche modo fregarmene un po’. Non basta “tenere tutti gli scontrini e le fatture”. Ora ho capito che sono io a dover tenere tutto sotto controllo e sto imparando a farlo settimanalmente o mensilmente, proprio per evitare di accumulare troppe cose e perdere poi il controllo.

Ancora oggi ho paure legate a qualcosa che potrei sbagliare e di cui pagherei poi le conseguenze, ma mi affido al mio commercialista e cerco di chiedere tutti i dubbi che mi vengono in mente.

7. C’è qualche tema particolare o qualche cosa specifica che non sapevi e che hai imparato?

Sì, per esempio con il mio regime, definito “agevolato” non scarico molte cose, nemmeno le spese mediche. All’inizio non lo sapevo, il primo commercialista mi faceva consegnare tutto e poi decideva lui cosa si poteva detrarre e cosa no.

Ora sto anche imparando diverse cose riguardo a nuovi progetti che sto sviluppando, come spedire alcuni miei prodotti artistici, dove il cliente che compra mi paga anche le spese di spedizione, ma c’è un modo corretto di metterle in fattura. Chiedere quello che non so è un mio diritto.

8. Cosa ti sentiresti di suggerire a chi “deve fare il grande passo” di intraprendere una attività imprenditoriale da freelance?

Spesso lavoro con persone che vogliono mettersi in proprio e fare “il grande passo” e dico sempre loro di non avere fretta di aprire la partita iva e che prima possono effettuare delle prestazioni di lavoro autonomo occasionale con la ritenuta d’acconto, almeno finché i guadagni non diventano più consistenti. Altrimenti il rischio è poi avere un grosso peso sulle spalle che si va ad aggiungere alle difficoltà di un lavoro in proprio.
E soprattutto, consiglierei di scegliere bene il proprio commercialista, sia a livello personale (e quindi per avere un rapporto diretto ogni volta che se ne ha bisogno), sia relativamente alla sua specializzazione nella attività che svolgiamo. Oggi ci sono tante nuove professioni ed è buono che chi deve occuparsi della tua posizione fiscale sappia bene ciò che fai.
Grazie Sara!
Se volete conoscerla qui sotto tutti i suoi contatti:

 

 

Tip

Credi fino in fondo in quello che fai e diventa consapevole del tuo business, anche dal punto di vista economico e fiscale.

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Carlotta Cabiati

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